Caro mio...ti scrivo!

Mantenere i contatti attraverso la scrittura, soprattutto in questo periodo di distanze forzate, diventa una spinta motivazionale forte che ha visto impegnati gli alunni nella scrittura di lettere e di messaggi natalizi a diversi destinatari.
Una bella sorpresa per i destinatari, un bel motivo per mettersi in gioco per i mittenti!


L'anno 2020 sta volgendo al termine, dicembre è da sempre il tempo dei bilanci, ma sarebbero scontati quelli attuali, forse monotematici, commisti di timori, preoccupazioni, implosioni emotive e pure di speranze che sanno di retorica, ma che oggi hanno per noi esseri umani un sapore profondamente desiderato di voler "voltar pagina". 
Il nostro tempo di Natale, a scuola, ci ha riportato a cose semplici, a riflessioni che nell'ambito dell'educazione civica, ci hanno imbevuto di ricordi, di memorie del passato, di legami. Abbiamo riscoperto che i legami, una volta che si stringono, vanno coltivati, addomesticati e che non c'era tempo migliore come questo per alimentarli, i vecchi e i nuovi. Già, perché non sarà un Natale di legami sempre possibili, di relazioni fatte di contatti, di abbracci e baci. Non avremo la possibilità di sfoderare le nostre migliori doti affettuose.
Non ci fermeremo certamente di fronte alla paura, ai doveri civili di rispettare le regole, perché grazie alla voce e alle belle anime che nei bambini è bello far fiorire, ci siamo improvvisati "antichi scrittori di epistole".
In epoca di tecnologie, messaggi, WhatsApp, social, abbreviazioni ed inglesismi, abbiamo tentato un ritorno a modalità non più di moda, non più tanto utilizzate, ma che hanno diritto di essere mantenute in vita.  E allora scrivere una lettera ci ha permesso di ritrovare un senso, per noi che le scriviamo e forse per chi le riceverà. Scrivere una lettera, poi, è un atto di grande generosità nei confronti del destinatario perché mentre scriviamo pensiamo costantemente a lui che ci leggerà, alle reazioni che avrà, a cosa penserà di noi.

Due gruppi di destinatari ai quali abbiamo scritto lettere scegliendo di alimentare i legami: gli ex alumni della scuola primaria di Sirta che hanno da poco intrapreso il viaggio alla scuola secondaria e gli anziani di una RSA del territorio della provincia.
Da un lato i nostri ex alumni, dalla forma latina che deriva dal verbo “alere”, cioè nutrire, alimentare”, con la volontà di riallacciare i rapporti con loro, dato che la nostra scuola ha nei propri intenti quello di mantenere legami con gli studenti, affinché essi possano ritornare da noi con nuove competenze da donare sentendosi sempre a casa.
Dall'altro abbiamo deciso di dare attenzione agli anziani che sono una categoria fragile e sola in questo tempo di festività e di pandemia, per cui ogni alunno ha scelto di scrivere una lettera "adottando un nonno o una nonna" in qualità di nipote di penna, così da far sentire la propria vicinanza e solidarietà. 
In questo caso è bello pensare che la lettera è uno strumento che dilata il tempo e lo moltiplica; infatti il tempo di chi scrive, un tempo lungo e riflessivo, alla ricerca di aneddoti ed esperienze condivise, poi il tempo di chi legge, a volte rapido e curioso, a volte rilassato e compiaciuto di colui che può decidere di rileggere infinite volte. 
Non scordiamo il tempo della memoria, quello in cui la lettera continuerà a vivere per chi l’ha scritta e per chi l’ha ricevuta, custodita gelosamente in un cassetto, ripresa in mano più volte per essere letta e riletta, o semplicemente impressa nella mente.
Per concludere, le parole del poeta John Donne ci riportano ad una riflessione suggestiva e molto vera: "Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto". 
Un’isola per sua stessa natura è destinata a rimanere sola come una monade, scollegata dal resto del mondo. Ma “Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”. Dobbiamo cogliere la nostra vita come parte di una dimensione più grande, a cui apparteniamo e di cui possiamo percepire le connessioni. Oggi più che mai risuona l'invito a sentirci parte del tutto, ma anche a essere empatici, a sentire il dolore dei nostri “fratelli” come parte della nostra stessa sofferenza. 
Sull'empatia e sul sentirci tutti fratelli, parte generatrice di legami che si auto alimentano, auguriamo a voi, cari lettori, un sereno Natale, di pace, di sguardi, di tempo lento e di qualità, accorgendoci con maggior sensibilità di ciò che ci circonda.