Che sia un inizio fruttuoso...

L’incipit o inizio di un racconto o di un libro è il biglietto d’ingresso per il successo della storia; questo è il nostro focus di lavoro, non a caso capitato in occasione di un altrettanto incipit della natura: quello che le permette il dolce risveglio dal torpore invernale.

La fortuna di vivere in un contesto di paese e di sentire nelle nostre radici il richiamo della tradizione, ci permette ogni anno di prendere parte a questo spettacolo, non da spettatori, ma da protagonisti convinti e attivi, quanto meno nel far oscillare con vigore i nostri campanacci.

Che cosa abbiamo chiesto ai bambini quest’anno? Di gustarsi l’uscita prima di tutto, ma di farsi attrarre da qualche dettaglio per poter pensare ad un incipit ad effetto, uno di quelli che ti incollano alle parole e ti tolgono il respiro fino all’ultima riga.

Dong dong i campanacci suonano in mezzo alla folla di bambini che corrono senza meta precisa. L’erba è bagnata e sotto i miei piedi si appiattisce; i fiori sull’argine stanno già spuntando insieme ai sorrisi sui visi dei bambini che finalmente possono uscire all’aria aperta.

Din don, din don i campanacci suonavano per il primo marzo la chiamata dell’erba; noi correvamo sull’argine lungo il fiume Adda e ci riposavamo quando eravamo stanchi.

Il primo marzo l’erba si è risvegliata con campanacci marroni oro e di tutti i colori, vestiti da tradizione con profumo di antico.

Tong tong tong il suono dei bambini che correvano con il campanaccio in mano, felici all'aria aperta con un'atmosfera calda, ma non troppo. 

Sull’argine c’era un venticello leggero leggero, il sole che ci baciava il capo e in sottofondo si sentivano tanti rumori come quello dei campanacci o le risate dei miei compagni. 

Una lunga striscia d’acqua, specchio del cielo, delle nuvole e dei monti, ancora scuri dall’inverno, accompagna, lenta e silenziosa, il nostro passeggiare ritmato dai suoni. Dlin dlon, dlin dlon, tra fazzoletti fiorati, gonnelloni ai piedi, scialletti in lana e visi radiosi che, un po’ coperti dai cappelli, scrutano tra la vegetazione. 

E’ un segreto bramare di cose nuove, un voler scoprire eventuali macchie primaverili di fiori, che spuntano anno dopo anno nello stesso punto, assicurando una gioia ricorrente che non viene mai meno. È una delle gioie del vivere nello stesso luogo poter ricordare gli eventi e come la natura si sa abbigliare ogni anno nello stesso periodo, passando da quasi selvaggia ad elegantemente di verde vestita, in una metamorfosi che sa di miracolo stagionale.